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I messaggi WhatsApp, sms ed e-mail sono prove nel giudizio civile

24 Apr

La Corte di Cassazione (ord. n. 1254/2025) è tornata a discutere sulla validità dei messaggi whatsapp e degli sms come prova nei giudizi civili, rilevando che detti messaggi conservati nella memoria di un telefono cellulare sono utilizzabili quale prova documentale e, dunque, possono essere legittimamente acquisiti mediante la semplice riproduzione fotografica, con la conseguente piena utilizzabilità dei messaggi estrapolati da una chat di WhatsApp mediante copia dei relativi screenshot, purchè si possa verificare la provenienza e l’affidabilità del contenuto.

Inoltre, il messaggio WhatsApp – e così come le e-mails - costituisce un documento elettronico che contiene la rappresentazione informatica di atti, fatti e dati giuridicamente rilevanti che, pur non essendo firmati, rientra tra le produzioni informatiche e le rappresentazioni meccaniche previste dall’art. 2712 c.c.; pertanto, forma piena prova dei fatti e delle cose rappresentate se colui contro il quale viene prodotta non ne disconosce la conformità.

Riassumendo, affinché i messaggi WhatsApp, SMS ed e-mail possano formare piena prova nei giudizi civili sono necessari alcuni requisiti:

Riscontro della provenienza: deve essere possibile accertare l’autore del messaggio.

Attendibilità: i contenuti del messaggio devono essere verificabili e considerati affidabili.

Mancato disconoscimento: il destinatario contro cui vengono prodotti i messaggi non deve disconoscere la conformità dei contenuti.

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